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17 mar 2017 Designer

L’urgenza di agire di Philippe Starck

Piccolo viaggio alla scoperta di una delle menti più brillanti del design contemporaneo, tra navicelle spaziali e spazzolini da denti.

È probabilmente uno dei designer più famosi e celebrati, noto per le sue numerose creazioni che spaziano dalle navicelle spaziali agli spazzolini da denti, dai locali di lusso a Parigi, Tokyo e New York fino agli spazzoloni per il water. Eclettico, originale, fuori da ogni schema eppure così familiare, riconoscibile. Come può un designer essere tutto ciò e spaziare così tanto con le sue creazioni?

Per Starck è tutta una questione di saper stare al proprio posto, di adempiere al proprio ruolo nella società in maniera utile. Ma cosa vuol dire “essere utile” per un designer al giorno d’oggi? Troppo spesso veniamo influenzati dall’opinione comune che il design sia qualcosa di accessorio, una sorta di forma d’arte fine a se stessa. Per intenderci, non serve avere il Juicy Salif per farci una spremuta d’arancia, come non sono necessarie le Victoria Ghost per sederci a tavola.

“Esistono diversi tipi di design – dice Starck in un suo intervento di qualche anno fa – il cinico, il narcisistico e poi ci sono io”. Questi stili sono fortemente influenzati dal periodo storico e dalla società che li ha generati. Esiste il design cinico, quello inventato da Raymond Loewy negli anni ’50, lo stesso che disse “le cose brutte non vendono”. Un design fatto per i produttori, per rendere attraenti gli oggetti e per generare il bisogno nei consumatori: “una vera schifezza, obsoleto, ridicolo”.
Esiste poi il design narcisistico, quello di “designer fantastici che disegnano per altri designer fantastici”, un modo di pensare puramente autoreferenziale, dove si creano oggetti che trovano giustificazione ad esistere nel fatto stesso che esistono. La legittimità ad esistere è un tratto davvero molto forte nella “filosofia Starck” del designer. Lui ed il suo modo di intendere il design, infatti, si pongono ad un livello diverso, ad un punto dove si cerca di avere uno scopo utile, pratico. “Io e quelli come me – dice sempre il designer francese – cerchiamo di meritare di esistere, perché ci vergogniamo molto di fare questo lavoro inutile e proviamo a farlo in maniera diversa. Io provo a creare un oggetto non per l’oggetto in sé, ma per il risultato, per il beneficio che ne risulta per la persona, per l’essere umano che lo userà”.

Una filosofia radicale, che torna a concetti risalenti al secondo dopoguerra, quando il disegno industriale si concentrò sulla creazione di oggetti e complementi facilmente producibili in catena di montaggio e a costo contenuto. Un modo di vedere la propria professione come prettamente utilitaristica, sminuendo un po’ l’aspetto “romantico” del designer e limitando di molto la componente artistica e creativa.

Tutt’altro.

Non bisogna fraintendere le parole di Philippe Starck, perché le sue motivazioni sono profonde ed estremamente semplici. Ogni persona, e quindi ogni designer, è inserito nel proprio tempo, nella propria civiltà, nella propria società. Necessariamente subisce l’influsso di ciò che gli sta intorno, ma soprattutto di chi gli sta intorno. Da questa percezione, che si ha anche solo guardando le persone attorno a sé, chi fa un lavoro creativo, ma orientato alla società dei suoi tempi, comprende i reali bisogni delle persone, trova da solo il posto che gli spetta.

Ogni periodo storico conosce alti e bassi, che si alternano e sostituiscono reciprocamente da quando la vita è comparsa sul nostro pianeta. Esistono periodi più floridi e periodi di “barbarie” ed ogni momento ha le sue necessità. Le persone “intelligenti” le riconoscono e sono in grado di muoversi in direzione di un miglioramento. I geni sono in grado di vedere ancora più in là, oltre l’orizzonte, spingendosi ancora più avanti, “ma sono pochi - ama ripetere Starck – e spesso non sono subito riconosciuti, ma il loro contributo sarà sempre fondamentale per permettere alla civiltà di andare avanti”. Lui non si ritiene un genio, ma una persona intelligente, capace di guardare al presente, al futuro e alle persone intorno a sé, perfettamente conscio di dove sia il proprio posto. “Nessuno è obbligato ad essere un genio, ma tutti noi siamo obbligati a partecipare al progresso della nostra civiltà, della nostra società” non a caso questa è una delle sue frasi più famose, che ci spinge a dedicarci a ciò che è urgente con le nostre attitudini ed abilità. Se adesso abbiamo l’urgenza di agire creando anche spazzoloni per WC e spazzolini da denti, Philippe Stark lo fa. Una volta ha fatto anche altro, come lo Yatch privato di Steve Jobs, ma ora semplicemente non è il tempo.

Starck è portatore sano di un nuovo principio del design, così mutevole e contemporaneo, così distaccato dal consumismo, dal marketing e dalle moderne figure dell’uomo di successo. Eppure è un uomo che ha incarnato appieno il mito del “self made man”, autodidatta, che ha realizzato il suo primo progetto che era ancora studente, trovando subito larghi consensi e ricevendo appoggi importanti. Ma questo è il passato, come ci ha insegnato, ora lui è solo un designer “cresciuto” al servizio della propria società in questo tempo. “Perché – spiega – non c’è bellezza senza funzionalità. La funzionalità è tutto, in ogni singola cosa che ci circonda, che è nata per adempiere proprio ad uno scopo”.

Un uomo moderno, un designer contemporaneo, un membro eclettico della nostra società, calato perfettamente nella civiltà contemporanea. Tutto questo è Philippe Starck, l’uomo che inventò un originale spremiagrumi.